Pubblicati sulla rivista GEOLOGY nuovi dati geochimici delle microtektiti

Lunedi 15 Ottobre 

Le tektiti sono masse di vetro silicatico generato dalla fusione della crosta terrestre durante impatti di grandi frammenti di asteroidi e nuclei di comete che hanno colpito la crosta terrestre e eiettate a velocità supersoniche dal punto di impatto.

Ritrovamenti di tektiti a distanze di migliaia di chilometri dal punto di impatto danno una visione drammatica della scala intercontinentale di questi processi geologici catastrofici che hanno segnato il corso della storia geologica del nostro pianeta.Le enormi energie associate al processo di formazione delle tektiti è documentato da evidenze mineralogiche e geochmiche che indicano temperature di migliaia di K, pressioni fino a 100 GPa ed enormi volumi di crosta terrestre fusa. Tuttavia l'esatto meccanismo della loro formazione è ancora oggetto di fervida discussione nell'ambito delle scienze planetarie.Nell'articolo "10Be in Australasian microtektites compared to tektites", pubblicato recentemente sulla rivista GEOLOGY, Rochette et al. fornisco nuove importanti vincoli sul meccanismo di formazione di questi enigmatici vetri da impatto. In particolare nelle microtektiti raccolte sulle cime delle Monatagne Transantartiche nel corso delle spedizione del PNRA (Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide ) sono state determinate le più alte concentrazioni di 10Be (184 x 106 atoms/g; valore corretto per produzione in situ) dell'intero campo di dispersione delle tektiti/microtektiti Australasitiche che spazia dall'in Indocina - luogo dell'impatto - all'Antartide, 12,000 km più a sud. Ciò indica che le microtektiti e in particolare quelle antartiche sono ejecta prodotti solo nei primissimi centimetri della superficie terrestre impattata, e stabilisce una relazione inversa tra velocità di eiezione e profondità della sorgente nel bersaglio.Il lavoro è il prodotto del progetto di ricerca "Meteoriti Antartiche" del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA16_0029) di cui è coordinatore nazionale Luigi Folco (DST UniPi), ed è stato realizzato grazie alle analisi AMS di isotopi cosmogenici condotte dai colleghi francesi del ASTER-CEREGE TEAM (Francia).