Nell’ambito di questa iniziativa, giovedì 12 giugno 2025, alle ore 14, presso l’Aula C del Dipartimento di Scienze della Terra, il Prof. Alberto Collareta, associato di Paleontologia, terrà un seminario dal titolo “Fossili e crisi ambientali: l’esempio dei Monti Livornesi”.
Il record sedimentario del Bacino Mediterraneo conserva abbondanti testimonianze di una fase di grave deterioramento ambientale sotto forma di circa un milione di km³ di rocce saline depositatesi alla fine del Miocene. Tale "gigante salino" si formò in seguito alla restrizione delle connessioni tra il Mar Mediterraneo e l'Oceano Atlantico durante la cosiddetta Crisi di Salinità Messiniana, avvenuta tra 5,97 e 5,33 milioni di anni fa. Questo evento senza precedenti innescò un grave sconvolgimento ecologico, la cui entità e portata continuano ad essere dibattute. Con le sue importanti località paleontologiche risalenti al Messiniano inferiore e superiore nonché al Pliocene Inferiore, l'area dei Monti Livornesi conserva una preziosa documentazione fossile della vita marina e terrestre prima, durante e dopo la Crisi di Salinità. Il seminario verterà sulle principali emergenze paleontologiche dei Monti Livornesi, con particolare attenzione alle testimonianze pre-evaporitiche e specialmente alla scogliera corallina fossile di Acquabona (Rosignano M.mo).
Il prof. Alberto Collareta a fianco della vetrina da lui allestita.
Alle ore 15 seguirà il seminario “Diatomiti ed evaporiti: anomalie mediterranee”, tenuto dalla dottoressa Karen Gariboldi, geologa marina e diatomista.
In un bacino profondo migliaia di metri e oligotrofico (povero in nutrienti), non ci aspetteremmo di trovare due tipi di rocce: le diatomiti, sedimenti biogenici che si formano preferenzialmente in bacini eutrofici (ricchi in nutrienti), e le evaporiti, che secondo l’interpretazione classica si depositano in ambienti poco profondi (dell’ordine di poche decine di metri). Entrambi questi litotipi si rinvengono invece nel Messiniano del bacino mediterraneo, un bacino che oggi ospita un mare oligotrofico con una profondità massima di 5270 m. Queste rocce sono attribuite rispettivamente alla Formazione Tripoli (6.96–5.98 Ma) e alla formazione al tetto di essa, la Formazione Gessoso-Solfifera (6.3–5.5 Ma).
Le teorie proposte per spiegare queste due apparenti anomalie sedimentarie – tra cui la celebre ipotesi della Crisi di salinità del Messiniano – raccontano l’evoluzione tettonica e climatica del Mediterraneo e si intrecciano con la storia scientifica e personale di una delle figure pioniere della geologia marina in Italia: Maria Bianca Cita.
Esemplare di Lestidiops sphekodes. Coll. Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa.