Abstract:
“I giacimenti di rame dell'Appennino settentrionale: un patrimonio storico e scientifico” Prof. Giorgio Garuti (Montan Universität Leoben, Austria)
Alcuni depositi cupriferi dell'Appenino settentrionale sono noti a partire dal 3500 a.C. Essi sono classificati come depositi "_Volcanic Massive Sulfides_" (VMS), sulla base di dati geologici, mineralogici e geochimici e compaiono all'interno di sequenze vulcano-sedimentarie, mostrando relazioni spazio-temporali con l'attività magmatica effusiva. Essi si sono formati per la circolazione convettiva di soluzioni idrotermali derivanti dalle acque marine penetrate in profondità durante l'apertura dell'Oceano Ligure-Piemontese. I solfuri sono precipitati da soluzioni calde, ricche in metalli, che risalivano attraverso le rocce del substrato (depositi tipo _stockwork_) e che esalavano sul fondale marino (depositi straformi).
“I minerali del gruppo del platino: stato dell'arte” Dott. Federica Zaccarini (Montan Universität Leoben, Austria)
I PGM (_Platinum Group Minerals_) sono le principali fasi degli elementi del gruppo del platino (PGE, Platinum Group Elements_): osmio (Os), iridio (Ir), rutenio (Ru), rodio (Rh), platino (Pt) e palladio (Pd). Recentemente, i PGE hanno acquisito importanza grazie alle loro applicazioni in ambito tecnologico. Con concentrazioni crostali fra 10-6 e 10-7 wt%, i PGE fanno parte delle cosiddette "ultratracce". Anche i PGM sono rari e rappresentano meno del 3% dei minerali ad oggi noti. Più di 500 PGM sono ancora in attesa di una caratterizzazione sufficientemente accurata da garantire la loro accettazione come nuove specie mineralogiche, a causa delle loro minutissime dimensioni, che rendono molto difficile la loro caratterizzazione per via strutturale.