In uno studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science [https://doi.org/10.1126/science.adp3703], un gruppo internazionale di geologi e paleontologi composto da 29 scienziati di 25 università ed istituti di ricerca europei è stato in grado di quantificare la perdita di biodiversità nel Mar Mediterraneo in corrispondenza della Crisi di Salinità del Messiniano ed il successivo recupero biotico.
Guidato da Konstantina Agiadi dell'Università di Vienna, tale team di ricerca ha visto la partecipazione del Prof. Giovanni Bianucci e del Dott. Alberto Collareta, paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra. I due ricercatori hanno analizzato le evidenze paleontologiche dei popolamenti a squali e mammiferi marini del Mar Mediterraneo a cavallo di questo grande evento geologico.
Sulla base di un estensivo censimento del registro fossile risalente al Miocene Superiore ed al Pliocene Inferiore (da 12 a 3,6 milioni di anni fa), il team ha scoperto che i due terzi delle specie marine del Mar Mediterraneo del Pliocene Inferiore era differente da quelle presenti nel bacino precedentemente alla Crisi di Salinità del Messiniano. Solo 86 delle 779 specie endemiche del Mediterraneo (presenti, cioè, esclusivamente in tale bacino) sopravvissero agli sconvolgimenti ambientali conseguenti alla separazione dall'Oceano Atlantico. La successiva ricostituzione della biodiversità del bacino avvenne nel corso di oltre un milione e mezzo di anni.
“Mentre il registro fossile, nel suo complesso, suggerisce un drastico impatto della Crisi di Salinità del Messiniano sul biota mediterraneo, - spiega Alberto Collareta - i fossili di squali offrono delle informazioni diverse e complementari. In particolare, il rinnovamento faunistico che si osserva nel Pliocene Inferiore – con la comparsa nel Mar Mediterraneo di forme moderne come lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) ed il declino di altri predatori apicali più tipici del Miocene (ad esempio il famoso ‘Megalodon’) – riflette fenomeni evolutivi e turnover faunistici osservabili alla scala globale più che eventi relativi dalla portata regionale. In questo senso, il biota mediterraneo che rinacque dalle ceneri della crisi messiniana fu dunque necessariamente altro rispetto a quello che aveva caratterizzato il bacino nel corso del Miocene”.
“Una dinamica simile si osserva anche nell'evoluzione della fauna a cetacei del Mediterraneo – osserva Giovanni Bianucci – con l'emergere e la rapida diversificazione dei delfini oceanici (famiglia Delphinidae) nel Pliocene Inferiore, come testimoniato da un eccezionale record fossile rinvenuto in Toscana, Piemonte ed Emilia-Romagna. Analogamente a quanto osservato per gli squali, la comparsa di forme moderne coincide con il declino di specie tipicamente mioceniche, come i grandi capodogli macropredatori. Il fatto che anche questo turnover tra i cetacei abbia avuto una portata globale suggerisce che la coincidenza temporale degli eventi non sia casuale: un fenomeno regionale, ma comunque catastrofico, come la Crisi di Salinità Messiniana, potrebbe infatti aver avuto ripercussioni su scala mondiale sugli ecosistemi marini.”
Analizzare eventi catastrofici del passato su scala regionale in modo così dettagliato può essere utile non solo per comprendere come si è formato il biota attuale, ma anche per sviluppare modelli predittivi per il futuro: quale impatto potrebbero avere eventi simili sugli attuali ecosistemi marini? Una domanda importante nell'attuale scenario globale in cui la brusca accelerazione dei cambiamenti climatici richiede non solo contromisure ma anche di acquisire conoscenze sul nostro prossimo futuro.
Il riscaldamento globale insieme alla pressione antropica sono senza dubbio le minacce più grandi che il Mediterraneo e le sue aree costiere stanno affrontando. Gli effetti sono già evidenti negli eventi climatici estremi e nella continua distruzione degli ecosistemi marini. Eventi come la crisi di salinità del Messiniano devono pertanto servire per farci capire ciò che potremmo affrontare nel prossimo futuro.
Pubblicazione: Agiadi et al. (2024), The marine biodiversity impact of the Late Miocene Mediterranean Salinity Crisis. Science, DOI: 10.1126/science.adp3703.