Scoperto in Perù l’animale più pesante mai vissuto

La ricerca, pubblicata su Nature, è stata coordinata dai paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra

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Dal Deserto di Ica, lungo la costa meridionale del Perù, riaffiorano i resti fossilizzati di uno straordinario animale risalente a quasi 40 milioni di anni fa: un antenato delle balene e dei delfini caratterizzato da ossa grandissime e pesantissime che fanno pensare ad un mostro marino dalle proporzioni titaniche.

Questo nuovo mostro marino, a cui è stato dato il nome di Perucetus colossus, era lungo 20 metri e aveva una massa corporea che poteva raggiungere le 340 tonnellate, quasi il doppio della più grande balenottera azzurra ed oltre tre volte quanto stimato per l’Argentinosauro, uno dei più grandi dinosauri mai rinvenuti.

Il gruppo internazionale di scienziati autori della ricerca vede in primo piano i paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa: il professor Giovanni Bianucci, primo autore e coordinatore della ricerca, il dottorando Marco Merella ed il ricercatore Alberto Collareta. Allo studio hanno partecipato anche altri geologi e paleontologi italiani provenienti dalle università di Milano-Bicocca e Camerino, affiancati da ricercatori peruviani e di diverse nazionalità europee.

L’enorme massa corporea di Perucetus indica che i cetacei sono stati protagonisti di fenomeni di gigantismo in almeno due fasi: in tempi relativamente recenti, con l’evoluzione delle grandi balene e balenottere che popolano gli oceani moderni, e circa 40 milioni di anni fa, con la radiazione dei Basilosauridi di cui Perucetus è il rappresentante più straordinario.

Studiare un fossile così pesante (una singola vertebra può pesare oltre 150 kg) è stato estremamente complicato, ma non impossibile grazie soprattutto alle innovative metodologie della paleontologia virtuale utilizzate dai paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra. In particolare la scansione a luce strutturata ha permesso di acquisire ed elaborare modelli tridimensionali di dettaglio di tutte le ossa raccolte. E’ stato così possibile stimare in maniera rigorosa il volume dello scheletro, fornendo così un supporto quantitativo alla ricostruzione della forma del corpo e del modo di vita di questo eccezionale cetaceo estinto.

Per quanto la scoperta di Perucetus sia stata inaspettata, non lo sono il luogo e le modalità con cui essa è avvenuta. Il ritrovamento è infatti avvenuto nel Deserto di Ica - una delle aree più aride del pianeta - è sede di uno dei più grandi giacimenti di vertebrati fossili del mondo. Da una quindicina d’anni, grazie ad una serie di progetti di ricerca nazionali ed internazionali (molti dei quali a guida dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa), questo eccezionale patrimonio paleontologico viene adeguatamente valorizzato attraverso la ricerca scientifica portata avanti da un gruppo affiatato e multidisciplinare.

Lo studio dei cetacei del Deserto di Ica e delle condizioni eccezionali che hanno portato alla formazione di questo straordinario giacimento fossilifero proseguirà negli anni a venire, anche grazie ad un nuovo finanziamento ministeriale (PRIN) coordinato da Alberto Collareta.

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Ricostruzione artistica di Perucetus colossus (Alberto Gennari).

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Perucetus colossus, in evidenza le parti scheletriche conservate (Giovanni Bianucci e Marco Merella).

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Massa corporea totale vs. massa scheletrica negli amnioti (mammiferi, rettili e uccelli) (Giovanni Bianucci).

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Il gruppo di ricerca nel sito di ritrovamento del fossile (foto Giovanni Bianucci).

 

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 Marco Merella durante la scansione 3D di una vertebra (foto Bianucci)

 

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Ritrovamento di una vertebra (foto Bianucci)

 

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Il deserto di Ica (foto Bianucci)