“Bonaccorsiite”, un nuovo feldspatoide in riconoscimento della Professoressa Elena Bonaccorsi

logo DST.pngL’International Mineralogical Association – Commission on New Minerals, Nomenclature and Classification ha approvato un nuovo minerale, la “bonaccorsiite”, il cui nome è un riconoscimento al lavoro della Professoressa Elena Bonaccorsi, docente di Cristallografia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa

L’International Mineralogical Association – Commission on New Minerals, Nomenclature and Classification (IMA – CNMNC) ha approvato un nuovo minerale, la “bonaccorsiite”, il cui nome è un riconoscimento al lavoro della Professoressa Elena Bonaccorsi, docente di Cristallografia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e coautrice di 21 nuove specie mineralogiche, nonché Direttrice del Museo di Storia Naturale del nostro Ateneo. Questo nuovo feldspatoide è stato identificato all’interno di inclusioni in granati e presenta dimensioni tali che la sua struttura cristallina è stata determinata solo grazie alla micro-preparativa Focused Ion Beam e alle indagini di diffrazione elettronica effettuate tramite il Microscopio Elettronico a Trasmissione, strumenti facenti parte del Center for Instrument Sharing of the University of Pisa (CISUP). Il contributo scientifico della Professoressa Bonaccorsi per la caratterizzazione cristallografica dei tectosilicati è riconosciuto a livello internazionale, e si affianca al suo costante sforzo per la divulgazione e l’insegnamento delle Geoscienze nelle scuole primarie, medie e superiori.

Conoscere i processi che governano il nostro pianeta rimane uno degli obiettivi principali nelle Scienze della Terra. A questo scopo, lo studio delle inclusioni, fluide o solide che possono essere presenti all’interno dei minerali, permette di ottenere importanti informazioni riguardo agli aspetti mineralogici, geochimici e geodinamici dei vari processi, pur rivelando in alcuni casi scenari inaspettati.
Negli ultimi decenni, la scoperta di inclusioni policristalline, la cui mineralogia assomiglia a quella di rocce granitiche e per questo rinominate “nanograniti”, all’interno di granati in granuliti e altre rocce crostali ha permesso di investigare nel dettaglio i fusi coinvolti durante di processi di anatessi crostale. Difatti, i nanograniti sono “gocce” del fuso silicatico da cui le rocce si sono formate, rimaste intrappolate e cristallizzate nei minerali ospiti. Dal punto mineralogico, queste inclusioni consistono principalmente in quarzo, feldspati, flogopite e altri minerali accessori. Tuttavia, recentemente, la spettroscopia micro-Raman ha rivelato la presenza ricorrente di minerali “sconosciuti” nei nanograniti, tra i quali alcuni erroneamente interpretati come feldspati solo sulla base della loro composizione chimica. Tramite analisi diffrattometriche è stato possibile determinare la loro struttura cristallina, portando alla scoperta di nuovi minerali, i quali hanno evidenziato la complessità mineralogica dei nanograniti, in cui fasi metastabili vogliono riflettere condizioni di cristallizzazione rapida e non all’equilibrio in volumi minuscoli.

La caratteristica peculiare della bonaccorsiite è la sua composizione chimica, costituita principalmente da O, Si, Al, Ca, Na e K e pertanto molto simile alla “bulk composition” di una roccia granitica. Di conseguenza, è possibile ipotizzare che la bonaccorsiite sia la prima testimonianza di un fuso silicatico primario, cristallizzato e preservato come inclusione nel granato incassante.
Ad oggi la bonaccorsiite è stata trovata solo nell’associazione mineralogica costituente i nanograniti. Il suo olotipo proviene da un granato eclogitico campionato a Pfaffenberg nel Massiccio Boemo (Sassonia, Germania), dove è stata inizialmente identificata dal Professor Silvio Ferrero dell’Università di Cagliari. Studi precedenti hanno determinato che la bonaccorsiite, insieme agli altri minerali costituenti i nanograniti nelle eclogiti di Pfaffenberg, è cristallizzata dal fuso silicatico, dopo il suo intrappolamento nel minerale ospite, a temperature di circa 975°C e a pressioni di circa 2.7-3.0 GPa.
Allo studio della bonaccorsiite hanno contribuito i Professori Enrico Mugnaioli e Cristian Biagioni, l’assegnista di ricerca Sofia Lorenzon e il dottorando Roberto Borriello (corso di Dottorato Nazionale in Scienze Polari– sede centrale Università Ca’ Foscari, Venezia). Oltre a loro, il lavoro ha coinvolto ricercatori delle Università di Cagliari, di Cracovia (Polonia), di Potsdam (Germania) e del Maine (USA).

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Referenza: Mugnaioli, E., Lorenzon, S., Ferrero, S., Borriello, R., Borghini, A., Biagioni, C., Fuchs, R., Wirth, R., Schreiber, A., and Grew, E. S.: Bonaccorsiite, IMA 2025-028, in: CNMNC Newsletter 87, Eur. J. Mineral., 37, https://doi.org/10.5194/ejm-37-695-2025, 2025.